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Un istruttore spirituale, esperto nel significato delle Scritture e stabilito nella Coscienza pura, non-duale, rivolgendosi al suo discepolo sincero e qualificato che si è consacrato alla Liberazione, dice:

O discepolo, resisti al desiderio del godimento degli oggetti dei sensi, che è causa di sofferenza trasmigratoria, di nascita, crescita e morte nelle diverse condizioni esistenziali; elimina la nozione sbagliata " lo sono il corpo "; abbandona l'illusione, nata dalla tua errata convinzione, tramite la consapevolezza " lo sono veramente Brahman " e sperimenta la beatitudine della condizione suprema del Paramatman.

Vidya - Luglio-Agosto 1976 - La Meta suprema di Swami Brahmananda (Tratto da Divine Life - Febbraio 1975) 

Un istruttore spirituale, esperto nel significato delle Scritture e stabilito nella Coscienza pura, non-duale, rivolgendosi al suo discepolo sincero e qualificato che si è consacrato alla Liberazione, dice:

O discepolo, resisti al desiderio del godimento degli oggetti dei sensi, che è causa di sofferenza trasmigratoria, di nascita, crescita e morte nelle diverse condizioni esistenziali; elimina la nozione sbagliata " lo sono il corpo "; abbandona l'illusione, nata dalla tua errata convinzione, tramite la consapevolezza " lo sono veramente Brahman " e sperimenta la beatitudine della condizione suprema del Paramatman. Allontana il pensiero che le cinque guaine (pancha kosa) siano te stesso o che esse ti appartengano e sperimenta sempre " lo sono il Supremo Assoluto senza attributi, posto nel cuore, la Consapevolezza pura, infinita, libera da tutte le limitazioni ". (Dalla "Sruti sara samuddharanam" di Sri Totacharya)

La Taittiriya Upanishad dice: " La parola assieme alla mente non riescono a raggiungere Quello (il Supremo) ". Qui i due organi - parola e mente - rappresentano tutti gli organi interni ed esterni. Ciò significa che essi non sono in grado di conoscere la Realtà. Anche le Upanishad dicono ai ricercatori della Liberazione di praticare la sadhana di Sravana, Manana e Nididhyasana allo scopo di realizzare la Realtà. Ma i soli strumenti disponibili all'uomo sono gli organi dei sensi, la mente e l'intelletto - e se questi sono incapaci di afferrare la Verità, quale sarà, allora, la via d'uscita? Il significato dei testi Sruti può essere compreso solo con l'aiuto del proprio istruttore spirituale. Ci sono altri testi che dichiarano: "Brahman può essere raggiunto soltanto tramite la mente", "L'Atman può essere compreso solo con l'aiuto delle Upanishad", "Colui che ha un solo istruttore conosce Brahman". Anche il grande Acarya Samkara dice: "Ciò che non può essere conosciuto attraverso tutte le parole può essere visto tramite l'occhio dell'intelletto purificato".

L'insegnamento trasmesso dal maestro e il raggiungimento della Verità Suprema da parte dei discepolo, tramite quell'insegnamento, sono entrambi dei processi misteriosi che possono essere solo sperimentati e non spiegati. Qualsiasi discussione accademica e qualsiasi logica sottile non saranno di molto aiuto in questa circostanza. La Verità è al di la dell'intelletto che illumina tutti gli oggetti esterni ad esso, ma che non può illuminare se stesso e ancor meno ciò che lo trascende. Il tentativo dell'intelletto umano di conoscere l'Atman viene paragonato qualche volta a quello di una bambola di sale che si tuffa nell'oceano per conoscerne la profondità. La bambola si dissolve nell'oceano e diventa una con esso, ovviando in tal modo al desiderio di conoscerne la profondità. Così, anche l'intelletto, quando riesce a conoscere la Realtà, si fonde in Essa per diventare uno con Essa, il Brahman non-duale, omogeneo, che è al di là di ogni rapporto.

Si deve realizzare, tramite l'esperienza diretta, che la Realtà interiore e l'Essenza dell'universo formale non sono differenti. Tramite il ragionamento, avallato dalle Scritture, il ricercatore della Verità nega ogni cosa oggettiva in quanto non reale. Alla fine di questa negazione egli arriva a riconoscere la non-esistenza di questo universo fenomenico. Poiché, la Realtà è ciò che trascende l'esistenza e la non-esistenza di questo fenomeno, il ricercatore deve eliminare anche la non-esistenza alla quale è arrivato tramite il processo discriminativo. Questa eliminazione finale non può aversi con lo stesso procedimento, perché la facoltà stessa del ragionare in quanto processo fenomenico è stata eliminata con la discriminazione. Perciò, al ricercatore rimane, quale unica soluzione, l'insegnamento Upanishadico, il solo che possa risvegliarlo dal sonno dell'ignoranza, come un uomo addormentato si sveglia quando è chiamato ad alta voce col suo nome. Nel ricercatore, l'ignoranza primordiale cade da sola, come un frutto rotondo posto sulla punta del naso, cade al suolo al più piccolo movimento - dice il Saggio Suresvaracarya nella sua Naishkarmya Siddhi. Con l'iniziazione alla Maha Vakya "Tat Tvam Asi", da parte dell'istruttore, il discepolo ottiene l'esperienza diretta della Realtà. Ora egli esperimenta il mondo e la sua non-esistenza, eliminati rispettivamente tramite il ragionamento e la Maha Vakya, come nient'altro che Atman-Brahman, non-duale, eterna Realtà Assoluta. La dualità piacere-dolore svanisce completamente, perché per lui non c'è altro che il "Sé", l'Atman tutto beatitudine, la Consapevolezza pura. Così si esce dall'oceano della rinascita in questa stessa vita, perfino mentre si vive nel corpo.

La rinuncia all'attaccamento ai piaceri dei sensi viene per prima ed è il più importante tra i diversi mezzi per questa trasformazione. Il contatto dei cinque organi dei sensi: l'orecchio, la pelle, l'occhio, il palato e il naso), coi loro oggetti corrispondenti, cioè il suono, il tatto, la forma il gusto e l'olfatto, produce una sensazione di piacere in certe condizioni. Così, nella mente, sorgono dei desideri per ripetere il contatto. Sono questi desideri che causano il karma, il quale, a sua volta, si risolve in successive rinascite in ogni tipo di espressione vitale: superiore ed inferiore.

L'importanza del karma nella vita dell'uomo non necessita di una speciale menzione, poiché nessun uomo può, come dice la Bhagavad Gita neanche per un momento rimanere senza produrre karma (azione). Questo karma che nessuno può evitare, agisce come la causa diretta della sofferenza attraverso la schiavitù e come causa indiretta dell'eterna beatitudine attraverso la Liberazione. il karma prodotto ignorando la legge della natura lega l'uomo a questa terra. D'altra parte, il karma compiuto con la giusta comprensione facilita la sua Liberazione.

A causa dell'ignoranza primordiale, dicono le Scritture, sorge una mutua falsa sovrapposizione tra Reale e irreale ed i loro attributi. Uno dei tanti effetti della sovrapposizione è la convinzione "lo sono questo corpo". Lo scopo di tutte le Scritture e della pratica spirituale è la rimozione di questa falsa sovrapposizione attraverso la consapevolezza "lo sono Brahman". Si arriva a questa consapevolezza mediante quello che nei testi Vedantici viene definito il metodo "neti, neti - non questo, non questo" - un metodo intellettivo tramite cui l'aspirante debitamente qualificato, che possiede un intelletto puro, elimina ogni oggetto che appare differente dalla Realtà ultima. Esiste un gran numero di oggetti nell'universo, quindi è praticamente impossibile per il ricercatore prenderli uno per uno ed eliminarli in quanto non-Atman. Per ovviare a questo, e allo scopo dì facilitare la sadhana del ricercatore, le Scritture hanno ridotto tutti gli oggetti alle loro cause fondamentali, cioè ai cinque elementi nelle loro forme sottili: l'etere, l'aria, il fuoco, l'acqua e la terra. Quando questi vengono eliminati, il mondo intero, che ne è solo un effetto, sparisce. Avendo eliminato il mondo esteriore, il ricercatore finalmente si riscopre. Egli comprende che fino a questo momento ha consideralo il suo corpo come il suo Sé. Ora deve considerare che anche il corpo è non-Atman. Il problema naturalmente sorge su ciò che è questo Atman, dal momento che non è il corpo.

Per aiutarlo nella sua ricerca, l'istruttore insegna al discepolo a fare una completa analisi del corpo. Questa, pur essendo scientifica, differisce dalle normali analisi fisiche e chimiche fatte nei laboratori, che non possono condurre al di là dei suoi costituenti materiali come il chilo, il sangue, la carne, il grasso, le ossa, il midollo e lo sperma o l'ovulo a seconda dei casi. Anche analizzando ulteriormente gli atomi, i protoni, gli elettroni, i neutroni e i loro costituenti, saremmo ancora nel piano più denso. I Saggi di un tempo che hanno approfondito moltissimo l'argomento, non con l'aiuto di strumenti di laboratorio, ma tramite le loro menti ed intelletti altamente purificali e concentrati, hanno trovato che al di là del corpo fisico costituito dai sette summenzionati elementi esistono altri due corpi, il sottile e il causale. Attraverso un'ulteriore analisi del corpo sottile, essi sono stati in grado di scinderlo nelle sue parti componenti, conosciute come guaine o kosa: la guaina della forza vitale, la guaina della mente e la guaina dell'intelletto. Al corpo grossolano viene dato il nome di guaina fisica, ed al corpo causale quello di guaina della beatitudine - in tutto, cinque guaine. Sono queste che velano, per così dire, l'Atman.

Per rimuovere l'idea "lo sono questo corpo", si devono quindi eliminare le guaine suddette che costituiscono i vari involucri.

La Taittiriya Upanisad, parti II e III, tratta questo aspetto della sadhana. La seconda parte rivela Brahman come il Sé interiore dopo che le cinque guaine sono state eliminate. D'inverno si possono indossare una giacca, una camicia, un maglione, un gilet ed un soprabito per coprire il proprio corpo. Per raggiungere questo sì devono rimuovere tutti e cinque gli strati.

Ma, mentre nell'esempio citato l'oggetto ricoperto e gli oggetti che lo ricoprono sono tutti grossolani, nel caso dell'Atman tutte le guaine, eccetto quella fisica, sono sottili, e l'Atman stesso rimane trascendente ad esse; infatti, trascende il grossolano, il sottile ed il causale. Le guaine della forza vitale, della mente, dell'intelletto e della beatitudine sono sempre più espanse tanto che secondo le Scritture la guaina esterna è contenuta in quelle interne. Nessun esempio può spiegare l'esatta relazione dell'Atman con le guaine.

Nella terza parte della Taittiriya Upanishad, Bhrigu avvicina suo padre Varuna pregandolo di impartirgli l'insegnamento su Brahman, Varuna gli risponde: "Il cibo, la forza vitale, l'occhio, l'orecchio, la mente e la parola aiutano nella conoscenza di Brahman. Aspira ardentemente a conoscerLo attraverso la concentrazione (tapas). La concentrazione è Brahman".

Qui la concentrazione viene ripetutamente indicata per evidenziare il fatto che essa costituisce la migliore disciplina per il ricercatore spirituale, fino a quando il suo desiderio di conoscere si acquieta. Bhrigu inizia la concentrazione sul cibo, che qui rappresenta il corpo fisico, cioè visva in quanto aspetto individuale, la cui controparte universale è Virat. Come risultato della sua concentrazione egli s'identifica cori l'oggetto e diventa uno con esso. Ma non rimane soddisfatto. Egli, quindi, dietro il consiglio di Varuna, suo padre e maestro, si sottomette ad ulteriore concentrazione, trascende il corpo fisico e medita sulla forza vitale - il prana. Continua insistentemente nella sua ricerca ed arriva a taijasa l'essenza del suo corpo sottile che possiede la forza vitale; Hiranyagarbha è l'equivalente del Prana universale. Anche questo non lo soddisfa completamente. Trascendendo la forza vitale egli arriva alla mente. Purificandosi sempre di più tramite la concentrazione, e tuttavia non riuscendo a raggiungere Brahman, egli si dirige verso l'aspetto più sottile della sua individualità rappresentato dall'intelletto.

La concentrazione stilla Conoscenza-Atman (Vijnana Atman) e un processo molto sottile, più sottile di quello attuato sui tre stati precedenti, e ciò perché l'intelletto (Buddhi) deve disfarsi del suo aspetto individuale e, diventando universale, concentrarsi non su oggetti esterni ma esclusivamente sulla propria essenza. Meditato sul Sé-intelletto, e avendolo trasceso, Bhrigu entra nel Sé-beatitudine.

Le Upanisad affermano che questa conoscenza realizzata da Bhrigu ed impartita da Varuna inizia dal Sé-cibo e termina con la Beatitudine suprema che dimora nella cavità dei cuore (Hridaya). Il cuore qui indica non l'organo fisico all'interno del corpo, ma l'essenza di tutte le essenze, l'Atman che è omnipervadente, eterno, Realtà Assoluta, presente in ogni oggetto grossolano e sottile, in ogni concetto e pensiero ed in ogni modificazione della mente Quello è il vero "Sé", e non il corpo o qualunque sua parte.

Al di là del jivatman-intelletto c'è il jivatman-beatitudine, il corpo causale, rappresentato da prajna nello stato individuale di sonno profondo e da Isvara, l'Immanifesto, nell'aspetto universale. Quando si raggiunge questo stato di coscienza, l'intelletto, nell'aspetto individuale e universale, perde il senso dell'individualità ed universalità. E' difficile, pertanto, darne qualche definizione o descrizione. Gli Yoga-Sutra del Saggio Patanjali descrivono questo stato come il Samadhi Sa-ananda che trascende i Samadhi Savitarka, Nirvitarka, Savichara e Nirvichara, corrispondenti agli stati di coscienza nelle guaine della mente e dell'intelletto. Al di là del Sa-ananda gli Yoga-Sutra prospettano i Samadhi Sa-asmita, Questi vengono denominati Samprajnata e rispondono alle condizioni oggettive consce nei vari stati sottili dell'essere, fino all'Asamprajnata, lo stato non-oggettivo e al Nirbija che sfugge ad ogni descrizione. La Meta, che è al di là di tutti questi stati, è la Realtà Assoluta, libera da tutte le possibili relazioni - il Brahman Nishpratiyogika, com'è conosciuto in alcuni testi Vedantici. Alcuni citano sei stati progressivi di coscienza che riguardano la guaina dell'intelletto, prima che si raggiunga kaivalya, ]'Unità isolata. Essi sono conosciuti con i nomi di Drisyanuviddha, Sabdanuviddha, Nirvikalpa, Nissankalpa, Nirvrittika e Nirvasana Samadhi. Si devono sperimentare e poi trascendere tutti questi sei stati prima di stabilirsi nell'Assoluto (Brahman). L'ultimo di essi consiste nello stabilirsi nella Consapevolezza pura tramite il mantra: "lo sono Brahman" rimuovendo così l'integrale ignoranza. In questo processo non esiste lo sforzo impiegato nei primi periodi della sadhana. Non appena il sadhaka si è liberato dall'identificazione con il suo corpo, si può dire che ha superato la parte più difficile della pratica spirituale. Egli è convinto, al di là di ogni dubbio, della natura effimera dell'Universo e dell'illusoria separazione del suo corpo da Brahman. Egli è ugualmente certo della realtà della Verità Assoluta la quale non può escludere alcuna cosa nella manifestazione, incluso il suo stesso corpo. Ciò che egli ha eliminato nel primo periodo della sua pratica come non-Atman, non è più il non-Atman, poiché ogni cosa è diventata Brahman (vista sotto altre prospettive). L'idea "lo sono il corpo", che prima era stata sostituita da "lo sono l'Atman", viene di nuovo sostituita da "lo sono il Tutto - ogni cosa è in verità Brahman". Esiste il mondo per lui? La risposta è "sì" e "no". Sì, perché esso esiste come Brahman, e non-distinto da Brahman. No, perché in realtà non vi è altro che Brahman (essendo l'universo una semplice proiezione di luce-ombra).

 

 


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