DISPONIBILITÀ
Su un piano duale, ogni termine implica il suo contrario. Così, se dico: « io sono disposto ad uscire », implicitamente affermo che non sono altrettanto disposto a restarmene a casa. Tale disponibilità-indisponibilità non ha niente a che vedere con la Disponibilità, appartenendo questa a un livello extraindividuale.
Qui il binomio si risolve in uno stato che comprende entrambe le alternative, trascendendo il sì e il no, l’attrazione-repulsione, il piacere-dolore. Possiamo dire che si tratta di una condizione in cui non esiste “preferenza”, ma si è aperti a qualunque soluzione.
Generalmente, usiamo il termine disponibilità, in riferimento all’io, con la stessa leggerezza con cui siamo soliti usare la parola amore. Nell’un caso e nell’altro dovremmo servirci, per maggiore esattezza, della parola "desiderio", e dire: « io desidero uscire », oppure « io ti desidero », anziché « io ti amo ». L'amore individuato è amore di sé più che Amore; è esclusivo, non inclusivo. La disponibilità a concedersi in tal caso, è subordinata a una gratificazione personale più che rivolta al bene dell’altro. Ed è per questo che l’amore può facilmente trasformarsi in odio, quando le cose non prendono la piega desiderata.
La Disponibilità, quella vera, trascende la volontà dell’io per collocarsi in quel punto neutro dal quale si osserva semplicemente, in una condizione di grande apertura a qualunque soluzione la vita scelga per noi. È uno stato di distacco, di non-tensione, di coscienza immobile, di “divina indifferenza”.
L’uomo è l’unico “animale” che parla di disponibilità, ma che generalmente non la vive. Tutta la natura è “attenta” mentre agisce, egli, invece, è il solo essere vivente perennemente distratto dai suoi pensieri a e mai veramente disponibile. A volte ci lamentiamo del fatto che la mente non ci dà mai un attimo di requie, ma basterebbe instaurare una nuova abitudine: prestare attenzione a quello che si fa. La soluzione è semplice, molto più semplice di quella escogitata dalla mente di inibire il pensiero, di soffocarlo con la volontà dell’io. Non c’è tensione, in questo caso, ma attenzione. Non c’è inibizione, ma comprensione.
La legge della disponibilità investe tutti i campi, poiché si tratta di una legge universale. Dopo l’azione, di cui abbiamo appena parlato, passiamo ora a considerare la sfera psichica individuale, vale a dire l’intero nostro mondo subconscio. Durante il tirocinio yogico ognuno si trova, inevitabilmente, faccia a faccia con i propri "mostri" da risolvere. E il primo impatto cosciente con tali cristallizzazioni è quasi sempre segnato da un netto rifiuto. Più essi si presentano più li respingiamo e, in loro momentanea assenza, la nostra paura di rivederceli comparire davanti ce li richiama alla mente. Così, magari per anni, insistiamo nella nostra “politica del rifiuto” o decidiamo che la prossima volta, quando si ripresenteranno, li osserveremo distaccati senza lasciarci coinvolgere. La nostra mente ha avuto modo, nel tempo, di trovare tecniche adeguate, di condividere perfettamente una legge risolutiva, e ripete a se stessa: « giusto! Finché osservo una cosa, io non sono quella cosa ». Oppure: « il pensiero è movimento. Se io non lo trattengo, passa ». Due più due fa quattro, tutto quadra, ma, stranamente, un contenuto subconscio si riaffaccia alla coscienza e la sua elettricità fulmina ogni nostro precedente proposito, così che quando quello è passato ci ritroviamo ancor piu frustrati nella nostra volontà e pronti ad affermare: non potrò mai farcela!
E davvero non potremmo mai farcela fino a quando la nostra comprensione sarà solo intellettiva e rivolta al semplice meccanismo. Bisogna predisporsi in un certo modo all’ “azione” e mantenere tale giusta posizione, altrimenti quella diviene fine a se stessa e, senza l'intelligenza a sostenerla, finisce col risultare sterile.
Ma un bel giorno scopriamo che la soluzione è semplice, che ogni soluzione è semplice: lo scopriamo tardi perché la mente è sempre a caccia di soluzioni complicate. La chiave è contenuta in una parola: disponibilità. Disponibilità alle azioni, agli eventi, alle cose, alle persone, ai contenuti psichici, apertura verso tutto. Una giusta posizione di apertura equivale a non respingere nulla, a non trattenere nulla. Si è semplicemente disponibili. Così, quando un contenuto subconscio bussa, ci trova aperti ad accoglierlo e a lasciarlo andare. È solo allora che possiamo osservarlo venire e andar via senza che, nel frattempo, la nostra coscienza si sia modificata. Dovremmo coltivare questo atteggiamento psichico, essere "madri” delle nostre creature” per poter esserlo di quelle dell’inconscio collettivo.
Lo stato coscienziale di Madre è proprio quello di una grande apertura: si è pronti ad accogliere e altrettanto pronti a lasciar andare, poiché la gioia non sta nel trattenere egoisticamente a sé, ma nel sapere il “figlio” libero. « La mia gioia è nella tua gioia », « non la mia, ma la tua volontà sia fatta ». Tutto ciò implica morire a se stessi, lentamente ma inesorabilmente. E la molla che permette alla Madre di essere talmente disponibile è l’Amore per il figlio: « morire per amore », e non c’è cosa più bella, più divina di questa.