Non si può non riconoscere che ogni attività (professione, ecc.) profana-sociale esige una certa attitudine, una predisposizione e qualificazione; potremmo persino parlare di vocazione. Per ogni funzione occorre, dunque, l'idoneità attinente a quella specifica sfera. Spesso si possono avere non bravi professionisti o lavoratori perché, diremo, non si è portati per quello specifico ruolo, perché si manca appunto di vocazione, di attitudine. Questa, se non sempre, può essere sviluppata, per quanto può capitare che il soggetto neanche lo sappia.
Anche nel campo spirituale vige la stessa legge; un candidato privo di vocazione, di predisposizioni e qualificazioni potrebbe fare ben poco. Per quanto possa seguire un sentiero sarebbe pur sempre un cattivo aspirante. Inoltre, come per seguire una qualsiasi professione ci vuole studio, tempo, e grande serietà, così per seguire un sentiero spirituale, o iniziatico occorre una grande serietà, abnegazione e parecchio tempo a disposizione. Capita però che, in via di massima l'aspirante si dedica alla Realizzazione nei ritagli di tempo.
Possiamo anche dire che l'occupazione principale, o fondamentale, è quella "sociale", mentre quella spirituale rimane relegata al tempo rimasto libero. Vi sono soggetti che frequentano scuole iniziatiche una volta al mese, oppure ogni quindici giorni e poi tutto finisce lì: gli altri giorni sono ovviamente dedicati ai rapporti sociali, al lavoro, a volte stressante e conflittuale, alla famiglia e all'inevitabile divertimento, credendo così di essere sulla Via iniziatica o, addirittura, di essere un Iniziato. Il più delle volte si crede persino che la Via consista nell'essere più buoni, etici, liberi da un certo conformismo religioso, o perché si frequentano persone che semplicemente parlano di cose iniziatiche o esoteriche. Si può anche affermare che, per alcuni, la loro attenzione dominante, per non dire esclusiva, è rivolta a sperimentare la vita formale, del sensibile corporeo, anche se poi parlano di spiritualità o frequentano un gruppo spirituale, iniziatico, ashramico, ecc. Una Via, o Sentiero, comporta un grande impegno, come abbiamo già fatto notare, e un'ampia disponibilità di cuore e di mente.
"Separare" e "fissare" il mercurio - per parlare in termini alchemici - non è questione di frequentare periodicamente una scuola; l'attuazione di tale processo esige ben altro. Per valicare l'"abisso'' qabbalistico non basta sedere su uno scanno ashramico, muratorio, o frequentare saltuariamente un qualunque tempio. Solo quest'epoca dì "ferro", o kaliyuga, può far credere che ciò possa bastare. Per quanto siamo già Anima, atman, Noús, ecc. - secondo le varie terminologie - tuttavia è tale la nostra identificazione con ciò che non siamo che non è facile a livello pratico operativo, realizzare o essere ciò che siamo. Se poi vengono a mancare quelle qualificazioni a cui si è accennato, allora la situazione diventa tragica e nello stesso tempo grottesca.
Si deve tener conto che l'Iniziazione (diksa) comporta una vera rivoluzione nel nostro modo di pensare, volere e agire; nella Grecia dei Misteri la teleté (teleth ), Iniziazione ai Misteri, comportava la metánoia (metanoia = ripensamento, pentimento) e, come afferma Platone, la conversione- rivoluzione (periagwghs ). Ciò implica un nuovo stile di vita che non ha più niente a che fare con la vecchia modalità espressiva. L'Iniziato, pur stando nel mondo, non è del mondo.
Ma quali possono essere le qualificazioni che si richiedono per un giusto approccio alla via della Liberazione?
La prima - oltre quelle che si possono intravedere in ciò che finora abbiamo detto - è la più difficile da attuare, ci riferiamo all'umiltà. Si presume che un aspirante provenga dalla sfera profana, sociale e da un tipo di conoscenza che si riferisce esclusivamente al mondo dei fenomeni, al dominio dei nomi e delle forme. L'Insegnamento realizzativo è rivolto invece alla sfera dell'Essere. Per parlare in termini platonici, l'aspirante proviene dalla dimensione dell'opinione (doxa), per cui si trova nel mondo del sensibile corporeo; sa poco o niente dello stato dell'epistéme che opera per intuizione superconscia e capta la sfera dell'intelligibile. L'aspirante, trovandosi nella dimensione individuale e particolare, ha poca dimestichezza con quella universale. Egli può offrire opinioni ma non Conoscenza pura: e più è un conoscitore della condizione materiale sensibile più difficile diventa poterlo distaccare dal mondo della quantità. All'inizio del sentiero, all'aspirante generalmente si dice di distaccarsi dalla conoscenza-comportamento dell'inconscio collettivo, per quanto ciò non sia facile, perché l'aspirante porta impresso in sé, o nella sua aura, ilmarchio di archetipi che appartengono a quell'ordine, oltre al fatto che ancora opera in esso. Occorre una grande umiltà per riconoscere che su certe cose si è "ignoranti": vale a dire che determinate conoscenze vengono ignorate. Negli antichi Misteri il candidato doveva rimanere per parecchi anni in silenzio perché tutto quello che avrebbe potuto dire non aveva niente a che fare con l'Insegnamento esoterico e iniziatico; inoltre, ciò gli era di grande aiuto per incominciare a dominare la parola, cosa non facile nel mondo individuato.
Un'altra qualificazione è il saper trovare un accordo, una sintonia coscienziale conl'Insegnamento perché la Conoscenza iniziatica non è, appunto, come quella profana dove occorre solo un'adeguata intelligenza e soprattutto una buona dose di memoria. A scuola i nostri professori ci hanno insegnato certe nozioni di chimica, fisica, matematica, di storia della filosofia, ecc., e noi le abbiamo memorizzate e poi ridette; per la Dottrina tradizionale non è questione di memoria, essa non consiste in nozioni quantistiche, e la funzione dell'Istruttore non è ovviamente quella che ha un professore di scuola media o universitaria. Essi hanno scopi e metodi diversi oltre ad una posizione coscienziale differente.
L'Insegnamento è diretto non al cervello, ma al Cuore, non al manas-mente-diánoia, ma alla buddhi-nóesis. Essodeve far emergere la Conoscenza che già è in noi, deve risvegliare la coscienza aciò che essa è. La Conoscenza iniziatica è come il sole che risveglia le potenzialità che sono già nel seme. E un procedimento di maieutìca. Il conoscere non viene dall'esterno mediante la memorizzazione di dati oggettuali, ma dall'intemo, dall'essenza di cui siamo intessuti.
Un'altra qualificazione consiste nell'avere un atteggiamento ricettivo e nello stesso tempo attivo e solare. La donna per la sua particolare natura - può essere più ricettiva ma meno attiva-solare, un uomo può essere più attivo-solare ma meno ricettivo; in ogni modo per apprendere- comprendere occorrenon solo umiltà e ricettività (non passività) ma anche una posizione attiva e solare per fissare ciò che si è appreso e compreso, fissare sul piano della Coscienza più che della mente e malgrado tutte le circostanze positive o negative di ordine intrinseco ed estrinseco che potrebbero verificarsi.
Un'altra qualificazione è saper vivere nel silenzio, cosa questa - come già si accennava - molto difficile. È nel silenzio del nostro cuore che si possono maturare certi eventi; anzi, il silenzio è il fondamento di ogni Via iniziatica, e qui non si vuol dire solo dì non parlare con altri, ma di far tacere la stessa mente perché, a chi sta intraprendendo una "nuova via", una strada completamente opposta a quella precedente, avrebbe poco da dire o da proporre. La Via inizia nel silenzio, si matura e si conclude nel Grande Silenzio.
Brahman è Silenzio, secondo l'Upanisad.
Un'altra qualificazione è quella di sapersi liberare dalla nozione di tempo-spazio-causa. La Conoscenza di ordine metafisico, o dei Grandi Misteri, necessita della mens informalis che sola sa trascendere quella nozione fenomenica, aspetto questo che opera esclusivamente nella dimensione del sensibile corporeo. La Realizzazione, si sa, non dipende dalla categoria di tempo-spazio-causa in quanto l'Essere che siamo non diviene. E la vita formale che diviene e che ha una sua parabola ascendente e discendente.
Se - come si è fatto notare - la Conoscenza è già in noi, allora occorre avere quell'attitudine-qualità di raccoglimento interiore (uparati) che solo consente di mettersi in contatto con la "voce del Silenzio" o del nostro Cuore, e per un soggetto estrovertito, occorre dire, è un po' difficile.
Per quanto la Realizzazione, o la Liberazione, sia diretta a tutti, non tutti - in quel tempo-spazio - sono pronti a raccogliere il messaggio; però è anche vero che se noi siamo già l'Essere o Quello - come afferma il Vedanta advaita -, allora prima o poi non potremo non pervenire a svelare la nostra autentica Pienezza o Beatitudine.
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