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«O Saggio, l’ultima verità è la non-dualità; in essa si dissolve ogni differenziazione (spazio, tempo, causa) inerente al passato, al presente e al futuro. La differenziazione in sé, sia se tra oggetti omogenei o tra oggetti-enti appartenenti a piani diversi, è effetto dell’illusione (māyā) e, quindi, non-reale; tutto ciò è altro da Brahman».

(Shankara, Sarvavedāntasiddhāntasārasangraha: 768).

 

Ogni forma "vive" compiendo il proprio ciclo, al termine del quale si introverte nel principio "animatore" (cioè sostanziale) donde riemerge, successivamente, in altra entità-strutturale (trasformazione).

La forma è la sintesi dell’esistenza nel piano manifesto-formale; la Sostanza è sintesi dell’esistenza nel piano Manifesto-Informale dell’essere (Essere qualificato) ed è, perciò, il Principio d’ordine universale-ontologico che "sostanzia e sostiene" la vita nella forma (di cui è Vita), in cui, cioè, si esprime; l’Essenza è sintesi dell’esistenza nel "piano" Non-manifesto-aformale dell’Essere (Essere Non-qualificato) ed è, perciò, il "principio" metafisico da cui la stessa Sostanza trae origine e sostentamento: è la "condizione" (in sé incondizionata) necessaria e sufficiente per l’esistere e il sussistere della Sostanza e, indirettamente, della forma; è la Causa (incausata) della manifestazione nella sua globalità, e di ogni singolo ente.

La posizione – nell’ambito dell’essere manifestato – occupata dalla Sostanza è duplicemente protesa: da un lato v’è la possibilità dell’espressione-manifestazione, dall’altro quella della comprensione-non manifestazione, che sono, in definitiva, la stessa cosa; è come dire: l’Essere assoluto e l’essere relativo.

Ma il "relativo" è compreso, generato e sostenuto dall’Assoluto e non viceversa, sicché non è contraddittorio ad Esso, la contraddizione originandosi nell’errato scambio dei rispettivi ruoli.

Ad ogni modo, il triplice "momento" in cui l’essere si manifesta si riflette nella "triplicità distintiva" inerente a qualunque categoria determinata e ad ogni ente ad essa appartenente, fin nella stessa oggettivazione della conoscenza duale, inferiore (in cui è distinguibile, come detto, il soggetto, la conoscenza e l’oggetto; in tale conoscenza, il soggetto esperisce la "sua conoscenza" dell’oggetto, e non l’oggetto in sé).

La determinazione porta con sé la dualità, la contrapposizione e il rapporto polare. Ogni stato determinato dell’essere, perciò, è rigorosamente non-reale, se astratto dal contesto-sostrato del puro Essere, in seno al quale permane nella sua peculiarità di "verità relativa" (tale per l’ente che così conosca); cioè forma e Sostanza sono, e sono tali in virtù dell’Essenza, il che equivale a dire che "ogni stato determinato dell’essere se, preso a sé, è non-reale, allora non può prescindere dal Reale, cioè dall’Essere in Sé".

«La dualità si esprime "ternariamente", nella polarità e nel rapporto polare; la Non- dualità è l’essenza della loro sintesi» (OM principiale, quale supporto ascetico-realizzativo).

Così, la determinazione del piano manifesto-formale, nella sua triplice organizzazione spazio-tempo-causale, si esplica nella (a sua volta) triplice strutturazione delle singole "dimensionalità", cioè le correlazioni e momenti "interni" a spazio, a tempo e causa rispettivamente.

Abbiamo, così, relativamente ad esse:

– per lo spazio:

(estensione infinitesima) inesteso - finito - infinito (estensione infinita)

– per il tempo:

passato - presente - futuro

– per la causalità:

causa - azione - effetto

Ma "la Realtà è non-duale" (satyādvaita) e se la dualità si esplica nel ternario analitico, la Non-dualità implica l’unitario sintetico.

Così, nella realizzazione coscienziale della Non-dualità, la triplicità manifesta si reintegra prima nella dualità, poi nell’Unità-sostanziale (cioè con secondo, la forma), quindi nell’Unità-essenziale (senza secondo); tale è la modalità reintegrativa dell’essere nella realizzazione metafisica.

V’è da osservare che nel ternario-analitico – quale espressione duale – si è ancora nella indeterminazione formale, cioè, per così dire, nella pre-determinazione della forma: solo con la concomitanza effettiva dei vari fattori ha luogo la forma-singola, la quale è da se stessa (in quanto unità indivisibile, sia pure dal suo punto di vista individuale) determinata.

Perciò se la forma si esprime nel ternario, la forma-singolare si esprime nel quaternario-analitico, individualità manifesta, e da questo piano, poi, ha inizio il processo inverso di retrocessione coscienziale.

A tale ritorno, dalla differenziazione all’Indifferenziato, dalla forma-singola alla Forma, alla Sostanza, all’Essenza, si riferisce l’assioma ermetico-alchemico: «I quattro sono tre, i tre sono due, i due sono uno, nell’Uno; l’Uno è», il cui senso sintetizza i vari gradi di realizzazione non-duale.

La coscienza matura tende alla realizzazione della Non-dualità, nella quale v’è completa coscienza dell’Identità con il Brahman nirguna, e nella quale ogni ente, ogni forma, ogni piano esistenziale determinato si dissolve nel puro e assoluto Essere.

È d’importanza fondamentale l’intuizione della non-differenziazione inerente alla triplice dimensionalità del manifestato (spazio-tempo-causa), poiché solo nella sintesi coscienziale-essenziale dei vari "momenti" relativi a ciascuna dimensione (quella spaziale, quella temporale, ecc.) si realizza la Comprensione della Forma, la Trascendenza della Sostanza, l’Identità con l’Essenza; ciò è Comprensione e Realizzazione dell’Essere.

 

 


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