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Uno

«L’unità metafisica è attualità pura che esclude ogni passaggio dalla potenza all’atto; parlare, nell’infinito Essere sempre presente e attuale, di una distinzione di fasi pur se teorica è impossibile. La realizzazione metafisica, più che un fatto di attuazione-realizzazione, è un atto di Conoscenza-consapevolezza immediata perché all’Essere puro non si perviene per gradi o con supporti, né l’Essere puro può essere colto nel processo-attuazione.» (Raphael)

All’aspirante del sacro può capitare di dimenticare alcune parole di avvertimento che solitamente i Conoscitori lasciano quale avviso, sulle difficoltà del cammino, quando si usa l’inferenza in luogo della pratica che affronta la quotidianità dell’ente.
Affascinata da certi scritti e travolta dalle emozioni, la mente si sente pronta a scalare le vette più alte e raggiungere le mete più lontane, solo perché un attimo di intuizione o di comprensione, trattenuto nell’adesione, determina la credenza che la meta sia lì, a portata di mano.

Vedanta N. 12 - Isagoge II - di Bodhananda 

Uno

«L’unità metafisica è attualità pura che esclude ogni passaggio dalla potenza all’atto; parlare, nell’infinito Essere sempre presente e attuale, di una distinzione di fasi pur se teorica è impossibile. La realizzazione metafisica, più che un fatto di attuazione-realizzazione, è un atto di Conoscenza-consapevolezza immediata perché all’Essere puro non si perviene per gradi o con supporti, né l’Essere puro può essere colto nel processo-attuazione.» (Raphael)
All’aspirante del sacro può capitare di dimenticare alcune parole di avvertimento che solitamente i Conoscitori lasciano quale avviso, sulle difficoltà del cammino, quando si usa l’inferenza in luogo della pratica che affronta la quotidianità dell’ente.
Affascinata da certi scritti e travolta dalle emozioni, la mente si sente pronta a scalare le vette più alte e raggiungere le mete più lontane, solo perché un attimo di intuizione o di comprensione, trattenuto nell’adesione, determina la credenza che la meta sia lì, a portata di mano.
Quello che Raphael ci mostra, nel sutra scelto quale seme di questo momento, è il compimento finale e ultimo nella manifestazione dell’ente, dove ogni potenzialità sensibile è oramai giunta in espressione e definitivimente risolta, determinandosi così lo scioglimento dell’individuazione dell’essere. Sembra allora affiorare la continua consapevole pura essenza, l’assoluto Reale o Brahman. È chiaro allora che non sono più possibili credenze o adesioni ad una o più opinioni. Quale che sia l’esperienza acquisita dall’ente, o le sue realizzazioni, queste fintanto che possono essere sostenute da una convinzione, sono parziali e incomplete.
Anche se i testi sacri ammettono la possibilità dell’immediata liberazione, quale che sia il livello coscienziale dell’ente, occorre considerare tale possibilità più come una probabilità remota, resa possibile solo dal fatto che sembra essersi verificata, senza per questo essere una prassi, visto che sarebbe difficile un’oggettività di un simile evento.
Il ciclo evolutivo o di manifestazione dell’essente all’interno del fenomenico, è tradizionalmente codificato in quattro fasi che troviamo anche nell’azione fenomenica equanime: studio-apprendimento (brahmacarya), esecuzione-responsabilità (grhasthya), valutazione-distacco (vanaprasthya), fine-rinuncia (samnyasa).
Per ognuno dei corrispondenti stati di coscienza, la tradizione indù ha prescritto una serie di azioni rituali da compiere per mantenere presente e centrale lo scopo ultimativo della vita.
Ritenere che esistano azioni che possano accelerare la risoluzione dei contenuti, significherebbe negare l’assenza del libero arbitrio, non ché la libertà dell’Essere dal fenomenico.
L’affrancamento dal samsara è la naturale conseguenza dell’esaurimento delle causalità che pongono in emergenza il manifestarsi dell’essere, quei samskara che non sono altro che convinzioni e manifestazioni radicate nella sostanza mentale. La liberazione o moksha è una evidenza che appare incausata ed eterna, non appena l’ultimo dei samskara si sarà disciolto nella pura consapevolezza.
Gli strumenti che la tradizione indù ha codificato per questo, sono  i quattro purushartha: dharma-artha e kama-moksha (il benessere raggiunto attraverso l’azione equanime e il desiderio per la liberazione). Dharma-artha vengono supportati prevalentemente dal karmayoga e jnana yoga. Kama-moksha sono assistiti da bhaktiyoga e jnanayoga. In realtà la diversità fra gli yoga discende solo dal contesto prevalente di azione dell’essente. Il bhaktiyoga regolamenta i moti del sentimento, lo jnanayoga quelli della mente e il karmayoga regola i moti del grossolano manifesto. I tre mondi del fenomenico (grossolano, mentale, sentimentale) costituiscono la percezione dell’ente ed occorre un’azione integrata per riequilibrarli

RAMANA MAHARSHI
RICORDI VOL. I
di Autori Vari
A cura di Bodhananda


ADVAITA BODHA DIPIKA
di Karapatra Swami
Presentazione di Raphael
A cura di Bodhananda

 

 
ET IN ARCADIA EGO
ANIMAM RECEPI
di Sigife Auslese