VIDYĀ
Periodico mensile - Anno I nn. 1-2 luglio-agosto 1973
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Siamo lieti di presentarci con questa nuova denominazione, sperando che venga accolta e gradita da tutti voi. Vidyā, in sanscrito, vuol dire generalmente Conoscenza ed è su questa strada che vorremmo proseguire il dialogo e le meditazioni. Ma sulla parola vidvā-Conoscenza è meglio soffermarci un po'. Essa deriva dalla radice vid (da cui si ha anche la parola Veda) e significa « Vedere », « Sapere », « Conoscere ».Chi ha la « vista » interiore « vede » e comprende. L'« Occhio di Shiva » al centro della fronte simbolizza appunto l'occhio della visione, del vedere e conoscere. Ma questo « sapere » si differenzia dalla semplice cognizione intellettiva-sensoriale, eruditiva o speculativa, tipo — diremmo — occidentale.
Vidyā (che è anche associata alla parola satya = realtà, dalla radice sat = essere; realtà è, appunto, essere. Brahman è satya e vidyā: Realtà-Conoscenza) è dunque Conoscenza-Realizzazione. E' bene enunciarlo con enfasi perché alcuni possono pensare che la Realizzazione significhi solo leggere qualche testo sacro, tenerlo a memoria, o prendere un certo particolare « atteggiamento mentale », mentre altri possono convincersi che basti appartenere ad una determinata confraternita, anche degna di rispetto, per essere Realizzati. Sforzarsi di capire la Sapienza Suprema, i Princìpi primi o la Metafisica (intesa anche questa parola in senso Tradizionale e non accademico) è una cosa; essere un Conoscitore, un Metafisico è un'altra. Non basta neanche scrivere libri sulla Tradizione o sullo stesso Brahman per essere veramente Conoscitori del Brahman, anche se ciò può costituire un valido presupposto. Occorre qualche cosa di più che leggere e scrivere; occorre una trasformazione profonda dell’intero essere-apparenza.A questo punto potremmo chiederci: quale dovrebbe essere l’iter del discepolo conoscitore?
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Prima di tutto, prendere contatto in modo intellettuale e generale con la Dottrina.
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Poi, assimilare la conoscenza (ogni branca della Tradizione, di quella autentica, conduce a questa conoscenza-sintesi, e se noi abbiamo scelto quella Vedantica non è certo per unilateralità o semplice affettività). In questa seconda fase c’è un moto autonomo di presa di coscienza e intuizioni superconsce.
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Infine, Vivere ed Essere quella conoscenza. Ciò implica fondere soggetto, conoscenza e oggetto di conoscenza.
Contatto - Assimilazione - Realizzazione sono tre fasi di un unico processo realizzativo.
E' bene considerare anche questo: in chi è in moto si avverano — lungo la strada — certi riconoscimenti, certe trasferenze di energie, nuove modalità di accostamento alla stessa vita; a volte, e quando il moto è vorticoso, ne può venire anche turbamento e smarrimento perché la sostanza psichica crea delle resistenze, delle forzature.
Moltissimi si fermano al primo stadio, molti al secondo e pochissimi al terzo.
Non è il caso qui di dare referenze sui pochi rami viventi della Tradizione di ordine puramente metafisico. Chi è veramente intento alla Realizzazione saprà trovare la strada da sé. E un primo requisito per accostarvisi è l'umiltà (essere umili significa già aver rinunciato a tante cose dell'egoità).
C’è poi da tener presente una cosa: in questo scorcio di secolo, tanto difficile sotto molteplici aspetti, ma non drammatico se considerato dal punto di vista metafisico, la potenza vibratoria di un gruppo che non parla o chiacchiera semplicemente di Realizzazione-Conoscenza, può creare un « campo magnetico teso » sì da far precipitare certe « influenze » o « influssi ». Dipende dal sacro movente, dalla frequenza ed intensità della vibrazione delle persone e dalla Compostezza e Dignità iniziatica di chi presiede il gruppo.
Certo occorre uscire dalla « Saggistica » spirituale o dalla semplice erudizione esoterica, bisogna impostare il problema della Conoscenza secondo modalità di effettiva espressione vissuta della Dottrina. Ciò è opera di vera Iniziazione e la Tradi-zione è di ordine iniziatico, non speculativo-discorsivo-eruditivo. Spesso lo si dimentica; sappiamo comunque che erudirsi è più facile che Essere.
Vorremmo, infine, soffermarci su due punti che ci premono: in questa epoca di grande « attivismo » profano fervono molti gruppi, associazioni spirituali, esoteriche, ecc., che si lanciano sul piano del particolare-individuale con ogni sorta d'attività. Non mancano gruppi che s’ispirano alla Tradizione, ma il loro scopo è addirittura reazionario; molto spesso hanno successo proprio perché pochi sono quelli che si accostano alla metafisica pura-realizzativa.
Noi siamo interessati alla Dottrina Metafisica pura e uno dei motivi per cui abbiamo parlato e parliamo di advaita vedānta è che questa Dottrina non concede niente al « fisico », ma sprofonda tutta nel metafisico.
Anche il Taoismo presenta questa peculiarità, ma in Occidente è poco conosciuto e poco compreso. Non mancheremo, comunque, qualche volta di parlarne.
Per il secondo punto, vogliamo dire che nell'attuale momento si determinano precipitazioni di forme-immagini, maturità del tempo, che impulsano all’unione, al raggruppamento, alla comunione sociale-economica. Molti spiritualisti, facendosi anche loro interpreti di questa tendenza, giusta se ritenta a certi livelli di essere, cercano la fusione, l’unione in quanto gruppi o associazioni.
E' bene tener presente che la Tradizione non ha mai preteso la fusione e l’unione in un solo organismo dei vari raggruppamenti fisici umani o l'uniformità del pensiero degli individui; tutt’altro, più che di fusioni, che potrebbero essere anche controproducenti in quanto verrebbe a mancare il variato stimolo alle molteplici personalità in cammino (tanto per parlare di un fattore, ma non è solo questo), ha insistito sull’Identità dei Princìpi. Ma trovarsi d'accordo sui Princìpi significa già aver raggiunto la Sintesi Iniziatica.
Purtroppo avviene che molti gruppi operano attingendo non all'Ultima Verità, ma a mezze o intermedie Verità considerandole ultime e assolute; nasce così la contrapposizione e la dualità, la quale poi, a sua volta, matura il sentimento di unione (la vita tende sempre verso la sintesi). La vera unione però non può avvenire che sul piano dell’autentica Unità, che è poi quella metafisica. Chi esperimenta questo dominio sa trovare un conseguente sbocco di discesa e un adattamento dottrinale particolare per stimolare quanti hanno sete di « giustizia », senza contrapporsi a chicchessia.
Dunque, non fusione o unione per fare quantità e « amplificare la voce », ma identità di visione del Principio che tutto include e pervade, e conseguente svelamento secondo diversi « canali vibratori ».
Nell'Oriente tradizionale si è sempre trovato un punto di sintesi iniziatico e uno scorrimento, appunto, di energie lungo differenti sentieri; là non c’era e non c’è contrapposizione tra metafisica e religione, religione e scienza. In Occidente, invece, ce un'incomprensione e, diremmo, una lotta tra religione, scienza, filosofia, occultismo, e così via, perché ognuno pretende di essere nel giusto e di possedere l'ultima Verità.
Diamo il seguente quadro analogico, augurando che possa essere di stimolo, di studio e possibilmente di « Comprensione » intuitiva. E’ su scettibile di più profondi sviluppi che per il momento non possiamo considerare.
Quarto stato Turīya : Brahman Nirguna. Incondizionato. Dominio della metafisica pura o sacra.
Stato Causale : Brahman Saguna. Isvara. Dio Persona. Dominio ontologico e teologico.
Fonte primordiale del Moto Cosmico.
Qualità primordiale.
Stato Sottile : Hiranyagarbha. Mondo delle energie Dominio della scienza occulta e magica.
sottili. La vita è energia-moto e
l'energia è vita. La shakti maiavica.
Stato Grossolano : Virāt. Mondo delle forze e delle Dominio della scienza accademica.
masse cristallizzate.
Abbiamo, così, gli adoratori e i sostenitori del mondo materiale-formale (sono i più); gli adoratori-sostenitori delle Energie cosmiche, là dove dimora la maggior parte delle Potenze o Gerarchie spirituali che incarnano quelle Energie, Hiranyagarbha; gli adoratori-sostenitori del Dio-Persona qualificato, grande datore di vita universa, l’Uno quale Grande Architetto del Cosmo. Siamo già nel dominio informale.
Nella sfera del Brahman Nirguna incausato, non c'è più niente da adorare, né da sostenere, non c'è un secondo a cui contrapporsi. Ogni dualità è sparita.
Quando parliamo di dominio magico, abbiamo in mente, naturalmente, quella Sacra Scienza ch'era sempre promanazione dello stesso Principio metafisico e che ne costituiva un'applicazione pratica in una certa sfera d’esistenza. In seguito Essa degenerò proprio quando perse il punto di vista dei Princìpi primi. In altri termini, abbandonando il Centro o Punto trascendente di riferimento, guardò in basso degradandosi fino ad arrivare all'aberrazione dei nostri giorni.
Si presume che ogni presa di coscienza di ordine superiore includa e comprenda quella inferiore, ciò avviene nell'effettiva espansione di coscienza che è Iniziazione. Più andiamo in alto (sempre guardando le cose dal punto di vista empirico) e maggiore inclusione e unità dobbiamo trovare; più ci innalziamo, maggiore comprensione dobbiamo esprimere, più ci avviciniamo al dominio metafisico, maggiore Silenzio e Solitudine dobbiamo svelare.
Occorre considerare — e ciò potrebbe sembrare strano — che molti individui si professano metafisici, ma i loro occhi sono rivolti al dominio Sottile di Hiranyagarbha, altri sembrerebbero appartenere al dominio Sottile, ma sono dei metafisici senza neppure saperlo. Ci sono poi alcuni che, mentre parlano dell’Unità principiale e del Dio informale (Dio è puro Spirito), dirigono i loro passi all'acquisizione di cose prettamente materiali: è il caso di alcune Organizzazioni religiose che predicano il Dio immateriale, quando il loro cuore è strettamente legato al tempio di carne e, ovviamente, ai suoi indefiniti attributi grossolani e conflittuali.
Il Metafisico, con lettera maiuscola, deve comprendere tutta questa incongruenza, deve tollerare — anche se non condividere — le discrepanze tra idea ed espressione; deve veramente Amare, appunto perché comprende.
Su questo foglio, di ordine metafisico, qualche volta ci interesseremo del dominio Sottile e la delucidazione fatta eviterà malintesi, perché sappiamo a che cosa vogliamo riferirci e qual è la possibilità dispiegativa di tale sfera e ordine.
La metafisica realizzativa sa armonizzare il manifesto e il non-manifesto e mettere ogni cosa al suo giusto posto, nella sede che le è più propria; in altri termini, non esclude niente, né si contrappone, ma ordina, comprende e trascende. Chi poi è pervenuto ad una effettiva presa di coscienza dei Princìpi, saprà come muoversi in ogni dominio esistenziale, rimanendone completamente libero.
Questo foglio, con tutte le pubblicazioni collaterali (es. Collezione Vidyā), vi sarà inviato gratuitamente, lasciandovi la libertà e la responsabilità di contribuire come meglio crederete.
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